Spesso mi ritrovo a
pensare che se avessi occupato tutto il tempo che ho sprecato a
cercare lavoro (e in certi casi a rifiutarlo pure...) ad affinare la
mia tecnica chitarristica ora sarei un supermanico, di quelli che
appena prendi in mano la chitarra tutti ti urlano “daga sfogo!”.
Avrei potuto anche ricominciare a dipingere o più in generale
occuparmi dell'arte in senso lato (sogno nel cassetto che mi porto
dentro da qualche anno e se non fosse per questa smania rabbiosa
autodistruttiva che mi porto appresso...) come facevo in gioventù.
Avrei potuto arrendermi a qualche lavoro trovato e rifiutato per
motivi musicali o futili così da avere un po' più di terra sotto i
piedi. Avrei potuto partire, cercare fortuna altrove vedere posti
nuovi e ricominciare tutto da capo. E invece me ne sono rimasto qui a
martoriarmi i coglioni. A vivere cose già vissute, a ripercorrere
strade che non fanno più parte di ciò che sono (o che credo di
essere), come se avessi degli enormi delitti sulla coscienza da
espiare. Se l'ho fatto probabilmente una ragione c'è. Dev'essere una
ragione di merda ma c'è sicuramente. Se non ci fosse stata la musica
(sia ascoltata che suonata, che vissuta) non ce l'avrei fatta. Me ne
sarei andato. Ovviamente però è un'arma a doppio taglio in quanto
ti salva il culo da una parte ma ti distrugge da un'altra. Ogni cosa
ha il suo prezzo da pagare. E ora sono tremendamente stanco. Il guaio
è che non ho nemmeno progetti concreti per un eventuale cambiamento.
So solo che non ne posso più di continuare così. A 35 anni a casa
coi genitori, capace di fare un cazzo (per il mondo produttivo),
collezionando un fallimento dopo l'altro. Sono uno sfigato. Sappiatelo. E voi giustamente direte “e
a me che cazzo me ne frega?” e avete pienamente ragione in quanto
ognuno ha i suoi problemi e se li deve smazzare da sè. Qualcuno li
scrive quotidianamente sui social illudendosi che i suoi “amici”
leggano e si commuovano (quando invece, giustamente, pensano “e a
me???”). Qualcun altro, come il sottoscritto, li lascia ribollire
dentro per mesi e quando non ne può più scrive un post su un blog
per pochi eletti/malcapitati che dovrebbe parlare di musica e invece
finisce per fungere da cloaca maxima per tutte le più putride
fognature del proprio immaginario collettivo. Qualcuno ci scrive
poesie e canzoni che hanno l'intento di deprimere chi le ascolta,
come se il mondo non fosse già abbastanza crudele da sé. Qualcuno
magari invece li risolve. Oppure semplicemente, con atto di
grandissima nobiltà d'animo, li accetta.
Come se non bastasse
ho appena trascorso un'estate in cui ho reso un doveroso tributo alla
mia gioventù poppunkrock. Gli effetti si sentono, eccome che si
sentono! Ci sono ripiombato in pieno ma con la consapevolezza che
posso uscirne quando voglio. Sei proprio sicuro? Eheeheh...
Non tutto il male
comunque vien per nuocere. La mia musica è matura. È pronta. E non
è nemmeno mia perché è di tutti. Però finché sono vivo se la
volete sentire dovete chiamare me.
Le recenti
collaborazioni live con altri artisti come la violinista Mirela
Isaincu, il rapper Diego Drama e il cantautore él Fèdèr sono state
preziose. Forse lo saranno ancora, forse no, chi lo sa.
Per il momento
cerchiamo di guardare leggermente avanti ma non troppo se non
vogliamo che il presente ci sfugga di mano (e lo fa comunque alla
grande). Non lo so dove sto andando, ma val la pena di provare. Cosa? Boh... che cazzo ne so...