Data la noia che mi
assale spesso e volentieri di questi ultimi tempi (anche e
soprattutto quando svolgo attività normalmente eccitanti), tra le
varie cose (che faccio, che penso o che penso di fare) me ne è
venuta in mente una proprio oggi, tra un delirio cosmico e l'altro.
Mi sono ricordato che circa un anno fa (più precisamente il 26
settembre del 2013) usciva il mio primo disco ufficiale intitolato
“La Bacchetta Magica e Altre Storie...”. Una grossa emozione per
il sottoscritto e anche per qualche fan. Ma non è questo il punto.
Mi ricordo di aver spedito il disco (fisicamente o
internettianamente) a diverse riviste, fanzine, ecc... nella speranza
che venisse recensito. Ho persino dato (non regalato, anche se loro
forse pensano di sì) il CD a un paio di persone (una di sesso
maschile e una di sesso femminile) specificando che non era un regalo
ma era un baratto. Il CD in cambio di una recensione o almeno di un
commento. Il risultato ottenuto è il seguente:
- L'unica recensione
(direi pure molto bella) che mi è stata fatta è quella di Luca
Morzenti della rivista camuna Movida, pubblicata puntualissimamente
sul numero di ottobre 2013, numero che presentava anche un
bell'articolo-intervista al sottoscritto. Di conseguenza voglio
ringraziare molto Movida e pubblicare qui una foto della recensione
(che appunto è l'unica).
- Oltre a quella
recensione, ho gradito moltissimo i commenti di alcuni amici che
hanno comprato (o ricevuto in regalo) il disco, ho pensato quindi di
pubblicarne alcuni tra i più significativi (tra quelli che mi
ricordo...):
"Davvero
piacevole il tuo ethno-folk d'impronta mistica...bravo!" , in
un'altra occasione aggiunge "da migliorare la voce..."
(Michele F.);
"Stavo
ascoltando la seconda canzone ma allo gnomo siberiano che mi era
salito in macchina non piaceva la linea di basso e mi ha rigato il
cd! Infame!", in un'altra occasione dice "Le canzoni fanno
tutte cagare meno Biis Matino che è un capolavoro e vale l'acquisto
del cd!" (Vittorio S.);
"Molto
particolare, davvero bello, molto mistico, Magico con influenze paine
carlesche, grande davvero!" (Scila B.);
"Bello ma un
po' troppo locale" (Michele R.);
“Grande Carlazzi,
il disco è veramente stra bello. Decisamente il tuo album migliore!
Sono 4 giorni che lo ascolto di continuo...Bravo Kamal, ne è uscito
fuori un cd molto professionale...L'unica pecca secondo me sono le
percussioni nella prima canzone e la batteria che un paio di volte
non è molto a tempo, però sono piccolezze, le voci (sia di lui che
di lei), la fisarmonica e i fiati sono stra azzeccati” (Sergio M.).
Quei due di cui
dicevo poc'anzi (quelli del CD barattato per un piccola recensione,
anche solo una frase) invece non hanno sprecato manco una parola. Di
conseguenza anche io non ho parole.
Ma ora passiamo alle
cose “serie”, passiamo alle webzine. In particolare vorrei
citarne una che è Rockit. Invece di recensirmi questo disco (che gli
mandai se ben ricordo a ottobre/novembre 2013) mi hanno recensito
quel cazzo di mini CD risalente al 2010 volutamente stralocale. Ok io
ho fatto richiesta per entrambi (o meglio per tutti e tre,
comprendendo anche “Eravamo un paese di poeti, santi e navigatori”)
e loro guarda caso hanno recensito quello di cui me ne fotteva di
meno (per giunta l'ultimo che gli ho mandato in ordine di tempo. Per
quanto riguarda “Eravamo un paese...” mi han detto subito che non
l'avrebbero recensito (tanto un paio di recensioni merdose le avevo
già collezionate ai tempi della sua uscita...) e fin qui va bene,
invece “La bacchetta magica...” mi han scritto che era stato
assegnato a una certa Sara Scheggia già a fine 2013 e sarebbe presto
stato recensito. La stessa Sara Scheggia mi scrisse millenni or sono
che entro qualche settimana l'avrebbe recensito. Pochi giorni fa mi è
arrivata una mail dispiaciuta da Rockit che rivendicava
l'impossibilità di recensirlo. Ma forse è meglio così. Anzi no.
Avrei preferito l'ennesima recensione che dicesse “Troppo locale,
troppo intimista, troppo poco...” oppure “I suoi amici ubriaconi
saranno contenti di sentirlo strimpellare” o ancora “un pauroso
ibrido tra Drudi e Guccini” e via dicendo. E invece niente. Beh se
non c'è niente da dire probabilmente significa che non fa cacare ma
nemmeno è un capolavoro.è più facilmente qualcosa di asettico,
l'ennesimo disco che passa inosservato perché non sa di nulla.
Oppure semplicemente significa che Sara non aveva voglia di
recensirlo, ha preferito uscire a mangiarsi un gelato. Se così fosse
ha fatto bene.
Parlando di Rockit
una mia conoscente mi aveva detto che non lavorano bene, che se la
tirano, che bisogna “stargli addosso” per farsi recensire i
dischi (come ho fatto pure io con Sara Scheggia dopo il suo
consiglio, ma forse avrei fatto meglio a starle addosso in un altro
senso, più materiale, se volevo la recensione, potevo invitarla io a
mangiare un gelato invece di stressarla con le mail, poi magari da
cosa nasce cosa e ne sarebbe uscita una recensione incredibile...), e
altre cose che non mi ricordo. Questa tipa dopo avermi riferito queste
voci di corridoio sui “rivali” (adesso ci arriviamo...) di
Rockit, mi ha proposto invece di contattare Loud Vision che è molto
più fico, che recensiscono e sono più educati. Mi ha consigliato
pure di specificare di voler essere recensito da lei medesima (che
però non ha voluto il CD in mano ma mi ha detto di spedirlo
telematicamente ai megadirettorigalattici di Loud Vision). Inutile
dire che di mesi ne son passati parecchi, io nel frattempo ho
cambiato un paio di domicilii e forse anche genere musicale ma non
dico che non mi hanno recensito, dico che non mi hanno proprio
risposto alla mail. Nemmeno un “grazie” o un “ci spiace ma non
abbiamo tempo” oppure “non recensiamo dischi di musica popolare
altoatesina” o ancora “per essere recensito devi versare euro 30
sul conto corrente X intestato a Rabbin Kaifa Levistrauss con causale
RECENSIONE DISCO BAND SFIGATA” ecc... Nulla di nulla. Nemmeno un
caffè, una scoreggia, una spina in un fianco.
Chiuso pure il
capitolo Loud Vision, cosa ha deciso di fare il Kamal? Si recensisce
da solo! Tiè!
LA BACCHETTA MAGICA E ALTRE STORIE... (Kamal, 2013)
Disco ben
confezionato, ben registrato, ben sigillato. Le grafiche sono
eccellenti e il ventre e i pettorali scolpiti del cantautore più
amato dalle diciottenni sbracciate della Val di Scalve (così
dicono...) svettano in copertina per la gioia delle fans più
accanite.
Le canzoni sono 13,
numero molto importante nella tradizione pagana europea. Ciò lo
accomuna a certi gruppi di Black Metal scandinavo, ma in una versione
un po' più mielosa, fricchettoneggiante e soleggiata. Poi se lo
ascoltate bene scoprirete che in realtà non sono proprio 13 m questa
è un'altra storia (solo per gli allievi più avanzati, anzi per
quelli più avanzi, di galera, s'intende...). Una delle altre storie
a cui allude il titolo.
Il suono di Kamal è
un anarchico amalgama di folk austro-ungarico, tradizione
cantautorale italiana e svizzera, liscio, tarantelle, punk rock
adolescenziale, tango argentino, rumba catalana, bucatini
all'amatriciana e risotto alla milanese. Frutta e caffè.
Ma ora analizziamo
le canzoni una ad una immergendoci nelle liriche, oltrechè nelle
musiche già accennate:
1)AUTORITRATTO:
Kamal ci parla di sé stesso, vizi e virtù di un “cantastorie
visionario, forse non abbastanza temerario...” con una ballata
scarna e in alcuni punti leggermente fuoritempo (in tutti i
sensi...).Autocelebrativa.
2)LA BACCHETTA
MAGICA: Come disse una signora al Buskers Festival di Modena,
rivolgendosi a Kamal dopo aver ascoltato la suddetta canzone dal
vivo: “Questa canzone si dovrebbe ballare in discoteca”. Avrà
avuto un'ottantina d'anni.
3)NEL MIO
IMMAGINARIO COLLETTIVO: Oltre ad essere un po' troppo prolissa (come
scrisse pure Movida) questa canzone è una sorta di manifesto
irrazionalista, esaltante la pazzia individuale a discapito
dell'oggettività dei più. È il pezzo preferito di un amico tedesco
di Kamal, forse perché ha il vantaggio di non capire le parole.
4)IL DELIRIO DI
VALERIO: Storia di strada, malavita e malasanità ma tanta buona
volontà. Dal sapore leggermente swingheggiante. Da gustare
preferibilmente assumendo qualche sostanza illecita. Con la gloriosa
parecipazione di una vera scimmia. La Scimmia!
5)PROFONDO NORD:
Nonostante corra il rischio di essere eletta come possibile inno
della nazione Padania, oppure, tradotta in veneto con l'aggiunta di
-EST, come inno di battaglia degli indipendentisti veneti, non è
neanche male. Dal sapore bluesy, questa è la canzone che ha
conquistato i cuori delle ragazze scalvine di cui si parlava
poc'anzi. Da ascoltare preferibilmente davanti al fuoco, facendo
all'amore mentre fuori nevica.
6)VALZER DELLO
ZINGARO: Seppur non si tratti di un vero e proprio Valzer nel senso
accademico del termine, questo pezzo un po' “parisienne” un po'
“danubienne” e pure un poco “sturnellen” è molto sexy e
invita a danzare inebriati di vino a ritmo di tun cia cia e
fisarmoniche gitane.
7)ERO IL CANTANTE
DEI CATTIES: Vero e proprio tuffo nel passato musicale di Kamal
(quando non era ancora Kamal...) che ricompone la vecchia band
(proprio come i Blues Brothers) per registrare questo pezzo che con gli altri c'entra veramente poco, essendo un concentrato esplosivo di
distorsioni rocchettare, ero(t)ici ricordi e cavalcate epic-pop.
Questa canzone però contiene un pezzo di storia, dallo splendore
dell'era Catties al conseguente scisma che anticipa la nascita di
Kamal il cantautore.
8)TRA MORTI: Forse
il pezzo più “sboccato” del disco. Questa canzonetta etno-liscio
apparentemente innocua contiene un grosso concentrato di sessualità
più o meno decente, emergente dai ricordi di un gruppo di defunti
che un po' di vita l'avevano vissuta. Molto vitale!
9)CANZONE DI PASQUA:
Dopo la morte non può che arrivare la Resurrezione (a
volte...).Canzonetta leggera molto folky trendy fiky fiky easy
listening è una vera e propria “sveltina” musicale celebrante la
Santa Pasqua di Nostro Signuore Iddio. Amen.
10)TANGO DEL DINGO:
Dicesi palloso ma secondo Kamal è il pezzo più ispirato, più
sentito (assieme a TRA MORTI), uscito di botto durante un lungo soggiorno in terra aborigena, tra gli ululati dei dingos e i ratti
che scorrazzavano sui tetti di lamiera, mentre la tavoletta del cesso
era meglio tenerla abbassata non per evitare che entrassero energie
negative ma bensì per non far entrare in “casa” rane e quindi
serpenti. Lunga ma elegante. Adulta. Dal finale leggermente
gucciniano.
11)IO SONO LA
SCIMMIA: Questo è senz'altro il pezzo più “tropical” del disco,
anche perché è l'unico. Scritta a 4 mani (anzi a sei...) con una
vera e propria scimmia (la sopracitata La Scimmia) questa canzone è
allegra, danzereccia, selvaggia e tribale. Attenzione alla caduta di
noci di cocco!!!
12)LA CANZONE DI
BIIS MATINO: “Biis Matino” è uno dei pezi più gettonati,
oltreché commuoventi (a volte dal vivo ci scappa pure la
lacrimuccia). Melancolia e struggenza mischiate con un pizzico
d'ironia e di sadismo, tutto ciò su una semplice ballata in tonalità
di do maggiore. Se volete capire qualcosa sull'infanzia di Kamal
ascoltate bene questa canzone. C'è pure il video:
13)MA LI SENTITE
VOI...? Singolone commercialotto il cui videoclip anticipò l'uscita
del disco, questo pezzo mischia presente, passato e futuro e fa un
po' da manifesto ad un certo stile di vita basato sul rispetto della
natura, l'amore per le cose belle e per le situazioni
romanticheggianti. Il video inneggia al recupero di una certa
ritualità pagana.
Questo è quanto. In
generale il disco direi che non è malvagio, si può fare di meglio
ma per ora va bene così.
Letto, firmato e sottoscritto
Capitan Decoro
P.S.Avevano ragione quelli di Rockit... non fa cacare ma nemmeno trattasi di una figata passesca...
Letto, firmato e sottoscritto
Capitan Decoro
P.S.Avevano ragione quelli di Rockit... non fa cacare ma nemmeno trattasi di una figata passesca...
Ora torno nei miei
panni e ricomincio a scrivere in prima persona.
Se qualcuno poi
volesse fare delle recensioni o dei commenti al disco ne sarei
veramente felice.
Attualmente sto
lavorando a cose un po' diverse. Ho nuovi brani in italiano a pure
alcuni in inglese. Vi anticipo che il mio prossimo mini-lavoro sarà
in lingua inglese, non perché mi piaccia esteticamente o perché
voglio fa ll'americano, ma semplicemente perché vorrei provare ad
esportare le mie canzoni, vorrei che i miei messaggi arrivassero a
più gente possibile, vorrei forse trovare un ambiente che mi possa
anche permettere di vivere con la mia “musica” (la metto tra
virgolette perché non mi reputo un vero e proprio musicista, sarebbe
una bestemmia, non che io non bestemmi ma questo tipo di bestemmia
non mi piace proprio) e probabilmente continuerei anche a scrivere
pezzi nella lingua che più amo che è l'italiano. Oppure magari
abbndonerò il cantautorato, il folk, il pop, la musica e mi metterò
a coltivare tulipani fluorescenti o a collezionare merda di licaone o
buchi di emmenthal svizzero. Chi lo sa...
PER ORA VA BENE
COSì!
Carlones Kamal