mercoledì 1 ottobre 2014

LA VIA DELL'AUTORECENSIONE...


Data la noia che mi assale spesso e volentieri di questi ultimi tempi (anche e soprattutto quando svolgo attività normalmente eccitanti), tra le varie cose (che faccio, che penso o che penso di fare) me ne è venuta in mente una proprio oggi, tra un delirio cosmico e l'altro. Mi sono ricordato che circa un anno fa (più precisamente il 26 settembre del 2013) usciva il mio primo disco ufficiale intitolato “La Bacchetta Magica e Altre Storie...”. Una grossa emozione per il sottoscritto e anche per qualche fan. Ma non è questo il punto. Mi ricordo di aver spedito il disco (fisicamente o internettianamente) a diverse riviste, fanzine, ecc... nella speranza che venisse recensito. Ho persino dato (non regalato, anche se loro forse pensano di sì) il CD a un paio di persone (una di sesso maschile e una di sesso femminile) specificando che non era un regalo ma era un baratto. Il CD in cambio di una recensione o almeno di un commento. Il risultato ottenuto è il seguente:

- L'unica recensione (direi pure molto bella) che mi è stata fatta è quella di Luca Morzenti della rivista camuna Movida, pubblicata puntualissimamente sul numero di ottobre 2013, numero che presentava anche un bell'articolo-intervista al sottoscritto. Di conseguenza voglio ringraziare molto Movida e pubblicare qui una foto della recensione (che appunto è l'unica).


- Oltre a quella recensione, ho gradito moltissimo i commenti di alcuni amici che hanno comprato (o ricevuto in regalo) il disco, ho pensato quindi di pubblicarne alcuni tra i più significativi (tra quelli che mi ricordo...):

"Davvero piacevole il tuo ethno-folk d'impronta mistica...bravo!" , in un'altra occasione aggiunge "da migliorare la voce..." (Michele F.);

"Stavo ascoltando la seconda canzone ma allo gnomo siberiano che mi era salito in macchina non piaceva la linea di basso e mi ha rigato il cd! Infame!", in un'altra occasione dice "Le canzoni fanno tutte cagare meno Biis Matino che è un capolavoro e vale l'acquisto del cd!" (Vittorio S.);

"Molto particolare, davvero bello, molto mistico, Magico con influenze paine carlesche, grande davvero!" (Scila B.);

"Bello ma un po' troppo locale" (Michele R.);

“Grande Carlazzi, il disco è veramente stra bello. Decisamente il tuo album migliore! Sono 4 giorni che lo ascolto di continuo...Bravo Kamal, ne è uscito fuori un cd molto professionale...L'unica pecca secondo me sono le percussioni nella prima canzone e la batteria che un paio di volte non è molto a tempo, però sono piccolezze, le voci (sia di lui che di lei), la fisarmonica e i fiati sono stra azzeccati” (Sergio M.).

Quei due di cui dicevo poc'anzi (quelli del CD barattato per un piccola recensione, anche solo una frase) invece non hanno sprecato manco una parola. Di conseguenza anche io non ho parole.

Ma ora passiamo alle cose “serie”, passiamo alle webzine. In particolare vorrei citarne una che è Rockit. Invece di recensirmi questo disco (che gli mandai se ben ricordo a ottobre/novembre 2013) mi hanno recensito quel cazzo di mini CD risalente al 2010 volutamente stralocale. Ok io ho fatto richiesta per entrambi (o meglio per tutti e tre, comprendendo anche “Eravamo un paese di poeti, santi e navigatori”) e loro guarda caso hanno recensito quello di cui me ne fotteva di meno (per giunta l'ultimo che gli ho mandato in ordine di tempo. Per quanto riguarda “Eravamo un paese...” mi han detto subito che non l'avrebbero recensito (tanto un paio di recensioni merdose le avevo già collezionate ai tempi della sua uscita...) e fin qui va bene, invece “La bacchetta magica...” mi han scritto che era stato assegnato a una certa Sara Scheggia già a fine 2013 e sarebbe presto stato recensito. La stessa Sara Scheggia mi scrisse millenni or sono che entro qualche settimana l'avrebbe recensito. Pochi giorni fa mi è arrivata una mail dispiaciuta da Rockit che rivendicava l'impossibilità di recensirlo. Ma forse è meglio così. Anzi no. Avrei preferito l'ennesima recensione che dicesse “Troppo locale, troppo intimista, troppo poco...” oppure “I suoi amici ubriaconi saranno contenti di sentirlo strimpellare” o ancora “un pauroso ibrido tra Drudi e Guccini” e via dicendo. E invece niente. Beh se non c'è niente da dire probabilmente significa che non fa cacare ma nemmeno è un capolavoro.è più facilmente qualcosa di asettico, l'ennesimo disco che passa inosservato perché non sa di nulla. Oppure semplicemente significa che Sara non aveva voglia di recensirlo, ha preferito uscire a mangiarsi un gelato. Se così fosse ha fatto bene.
Parlando di Rockit una mia conoscente mi aveva detto che non lavorano bene, che se la tirano, che bisogna “stargli addosso” per farsi recensire i dischi (come ho fatto pure io con Sara Scheggia dopo il suo consiglio, ma forse avrei fatto meglio a starle addosso in un altro senso, più materiale, se volevo la recensione, potevo invitarla io a mangiare un gelato invece di stressarla con le mail, poi magari da cosa nasce cosa e ne sarebbe uscita una recensione incredibile...), e altre cose che non mi ricordo. Questa tipa dopo avermi riferito queste voci di corridoio sui “rivali” (adesso ci arriviamo...) di Rockit, mi ha proposto invece di contattare Loud Vision che è molto più fico, che recensiscono e sono più educati. Mi ha consigliato pure di specificare di voler essere recensito da lei medesima (che però non ha voluto il CD in mano ma mi ha detto di spedirlo telematicamente ai megadirettorigalattici di Loud Vision). Inutile dire che di mesi ne son passati parecchi, io nel frattempo ho cambiato un paio di domicilii e forse anche genere musicale ma non dico che non mi hanno recensito, dico che non mi hanno proprio risposto alla mail. Nemmeno un “grazie” o un “ci spiace ma non abbiamo tempo” oppure “non recensiamo dischi di musica popolare altoatesina” o ancora “per essere recensito devi versare euro 30 sul conto corrente X intestato a Rabbin Kaifa Levistrauss con causale RECENSIONE DISCO BAND SFIGATA” ecc... Nulla di nulla. Nemmeno un caffè, una scoreggia, una spina in un fianco.
Chiuso pure il capitolo Loud Vision, cosa ha deciso di fare il Kamal? Si recensisce da solo! Tiè!

LA BACCHETTA MAGICA E ALTRE STORIE... (Kamal, 2013)

Disco ben confezionato, ben registrato, ben sigillato. Le grafiche sono eccellenti e il ventre e i pettorali scolpiti del cantautore più amato dalle diciottenni sbracciate della Val di Scalve (così dicono...) svettano in copertina per la gioia delle fans più accanite.
Le canzoni sono 13, numero molto importante nella tradizione pagana europea. Ciò lo accomuna a certi gruppi di Black Metal scandinavo, ma in una versione un po' più mielosa, fricchettoneggiante e soleggiata. Poi se lo ascoltate bene scoprirete che in realtà non sono proprio 13 m questa è un'altra storia (solo per gli allievi più avanzati, anzi per quelli più avanzi, di galera, s'intende...). Una delle altre storie a cui allude il titolo.
Il suono di Kamal è un anarchico amalgama di folk austro-ungarico, tradizione cantautorale italiana e svizzera, liscio, tarantelle, punk rock adolescenziale, tango argentino, rumba catalana, bucatini all'amatriciana e risotto alla milanese. Frutta e caffè.
Ma ora analizziamo le canzoni una ad una immergendoci nelle liriche, oltrechè nelle musiche già accennate:
1)AUTORITRATTO: Kamal ci parla di sé stesso, vizi e virtù di un “cantastorie visionario, forse non abbastanza temerario...” con una ballata scarna e in alcuni punti leggermente fuoritempo (in tutti i sensi...).Autocelebrativa.
2)LA BACCHETTA MAGICA: Come disse una signora al Buskers Festival di Modena, rivolgendosi a Kamal dopo aver ascoltato la suddetta canzone dal vivo: “Questa canzone si dovrebbe ballare in discoteca”. Avrà avuto un'ottantina d'anni.
3)NEL MIO IMMAGINARIO COLLETTIVO: Oltre ad essere un po' troppo prolissa (come scrisse pure Movida) questa canzone è una sorta di manifesto irrazionalista, esaltante la pazzia individuale a discapito dell'oggettività dei più. È il pezzo preferito di un amico tedesco di Kamal, forse perché ha il vantaggio di non capire le parole.
4)IL DELIRIO DI VALERIO: Storia di strada, malavita e malasanità ma tanta buona volontà. Dal sapore leggermente swingheggiante. Da gustare preferibilmente assumendo qualche sostanza illecita. Con la gloriosa parecipazione di una vera scimmia. La Scimmia!
5)PROFONDO NORD: Nonostante corra il rischio di essere eletta come possibile inno della nazione Padania, oppure, tradotta in veneto con l'aggiunta di -EST, come inno di battaglia degli indipendentisti veneti, non è neanche male. Dal sapore bluesy, questa è la canzone che ha conquistato i cuori delle ragazze scalvine di cui si parlava poc'anzi. Da ascoltare preferibilmente davanti al fuoco, facendo all'amore mentre fuori nevica.
6)VALZER DELLO ZINGARO: Seppur non si tratti di un vero e proprio Valzer nel senso accademico del termine, questo pezzo un po' “parisienne” un po' “danubienne” e pure un poco “sturnellen” è molto sexy e invita a danzare inebriati di vino a ritmo di tun cia cia e fisarmoniche gitane.
7)ERO IL CANTANTE DEI CATTIES: Vero e proprio tuffo nel passato musicale di Kamal (quando non era ancora Kamal...) che ricompone la vecchia band (proprio come i Blues Brothers) per registrare questo pezzo che con gli altri c'entra veramente poco, essendo un concentrato esplosivo di distorsioni rocchettare, ero(t)ici ricordi e cavalcate epic-pop. Questa canzone però contiene un pezzo di storia, dallo splendore dell'era Catties al conseguente scisma che anticipa la nascita di Kamal il cantautore.
8)TRA MORTI: Forse il pezzo più “sboccato” del disco. Questa canzonetta etno-liscio apparentemente innocua contiene un grosso concentrato di sessualità più o meno decente, emergente dai ricordi di un gruppo di defunti che un po' di vita l'avevano vissuta. Molto vitale!
9)CANZONE DI PASQUA: Dopo la morte non può che arrivare la Resurrezione (a volte...).Canzonetta leggera molto folky trendy fiky fiky easy listening è una vera e propria “sveltina” musicale celebrante la Santa Pasqua di Nostro Signuore Iddio. Amen.
10)TANGO DEL DINGO: Dicesi palloso ma secondo Kamal è il pezzo più ispirato, più sentito (assieme a TRA MORTI), uscito di botto durante un lungo soggiorno  in terra aborigena, tra gli ululati dei dingos e i ratti che scorrazzavano sui tetti di lamiera, mentre la tavoletta del cesso era meglio tenerla abbassata non per evitare che entrassero energie negative ma bensì per non far entrare in “casa” rane e quindi serpenti. Lunga ma elegante. Adulta. Dal finale leggermente gucciniano.
11)IO SONO LA SCIMMIA: Questo è senz'altro il pezzo più “tropical” del disco, anche perché è l'unico. Scritta a 4 mani (anzi a sei...) con una vera e propria scimmia (la sopracitata La Scimmia) questa canzone è allegra, danzereccia, selvaggia e tribale. Attenzione alla caduta di noci di cocco!!!
12)LA CANZONE DI BIIS MATINO: “Biis Matino” è uno dei pezi più gettonati, oltreché commuoventi (a volte dal vivo ci scappa pure la lacrimuccia). Melancolia e struggenza mischiate con un pizzico d'ironia e di sadismo, tutto ciò su una semplice ballata in tonalità di do maggiore. Se volete capire qualcosa sull'infanzia di Kamal ascoltate bene questa canzone. C'è pure il video:
13)MA LI SENTITE VOI...? Singolone commercialotto il cui videoclip anticipò l'uscita del disco, questo pezzo mischia presente, passato e futuro e fa un po' da manifesto ad un certo stile di vita basato sul rispetto della natura, l'amore per le cose belle e per le situazioni romanticheggianti. Il video inneggia al recupero di una certa ritualità pagana.

Questo è quanto. In generale il disco direi che non è malvagio, si può fare di meglio ma per ora va bene così.

Letto, firmato e sottoscritto

Capitan Decoro

P.S.Avevano ragione quelli di Rockit... non fa cacare ma nemmeno trattasi di una figata passesca...
 

Ora torno nei miei panni e ricomincio a scrivere in prima persona.
Se qualcuno poi volesse fare delle recensioni o dei commenti al disco ne sarei veramente felice.
Attualmente sto lavorando a cose un po' diverse. Ho nuovi brani in italiano a pure alcuni in inglese. Vi anticipo che il mio prossimo mini-lavoro sarà in lingua inglese, non perché mi piaccia esteticamente o perché voglio fa ll'americano, ma semplicemente perché vorrei provare ad esportare le mie canzoni, vorrei che i miei messaggi arrivassero a più gente possibile, vorrei forse trovare un ambiente che mi possa anche permettere di vivere con la mia “musica” (la metto tra virgolette perché non mi reputo un vero e proprio musicista, sarebbe una bestemmia, non che io non bestemmi ma questo tipo di bestemmia non mi piace proprio) e probabilmente continuerei anche a scrivere pezzi nella lingua che più amo che è l'italiano. Oppure magari abbndonerò il cantautorato, il folk, il pop, la musica e mi metterò a coltivare tulipani fluorescenti o a collezionare merda di licaone o buchi di emmenthal svizzero. Chi lo sa...
PER ORA VA BENE COSì!


Carlones Kamal